Quando entri in una terapia intensiva devi sapere che al di là di quella porta grigia troverai un altro mondo, un universo parallelo, dove si incrociano storie, vite, battaglie, sconfitte e vittorie! Un mondo che piano piano diventa la tua famiglia, un luogo dove quando cadi c’è sempre qualcuno che ti tende la mano, dove anestesisti, infermieri, chirurghi lottano tutti per raggiungere un traguardo.
In questo mondo oltre ad essere professionalmente eccellenti cercano anche di farti sentire meno solo, oltre a curare le malattie curano anche l’anima, in qualche modo cercano di alleggerire quel macigno che ci portiamo dietro ogni giorno.
Quando entri in terapia intensiva ti devi fidare e affidare, sei entrato in questo mondo in cui consegni la vita di tuo figlio e preghi il Buon Dio di assistere lui e tutti loro.
Quando entri in terapia intensiva cambia il tuo modo di pensare, il tuo modo di guardare ai problemi, il tuo modo di trattare le persone, e quando ne esci, dopo quasi 14 mesi, lasci in quel posto che hai tanto odiato, un pezzo di cuore.
Loro sono diventati la tua famiglia, e nel bene e nel male loro ti hanno visto piangere di gioia e disperazione, loro hanno visto nei nostri occhi la paura di non farcela e la determinazione ad andare avanti, loro ci hanno visto stanchi, arrabbiati, delusi e sempre loro sono stati lì a lottare per e con nostra figlia.
Quando esci dopo tutto quel tempo dalla terapia intensiva e alla fine del corridoio saluti il chirurgo, quell’uomo che in questo mondo è come il capofamiglia, non puoi fare altro che abbracciarlo e ringraziarlo tra le lacrime, perché lui non ha salvato solo la vita di mia figlia, ha salvato la mia è quella di mio marito, ha salvato una bambina e tutta la sua famiglia.
Quando esci dalla terapia intensiva, dopo tutto quello che è successo, sei consapevole che chi più e chi meno, ognuno di loro ha dato il meglio: infermieri, anestesisti, chirurghi… tutte quelle persone che ogni mattina entrano in questo mondo parallelo, indossano la divisa e combattono le nostre battaglie che inevitabilmente diventano anche le loro. Ciascuno di loro sembra un po’ come il Cireneo, ti aiutano a portare la croce e quando esci sai che il traguardo non è solo il tuo…ma è di tutti loro.
La Grande famiglia della Terapia Intensiva Cardiochirurgica ha visto nostra figlia morire e rinascere e noi non possiamo che dire grazie a Dio per averci messo nelle loro mani.
Papà Alessandro e mamma Cecilia